La fattura elettronica UE è un tema d’attualità e interesse per qualsiasi impresa, poiché sulle relazioni commerciali con i partner esteri, pubblici e privati, molte fondano le proprie strategie di crescita. Inoltre, la digitalizzazione dei processi amministrativi funge sia da propulsore di efficienza che di ammodernamento dell’impresa, con conseguenze (molto) positive in termini di innovazione e agilità.
Con l’espressione fatturazione elettronica UE si intende il processo di realizzazione, invio e ricezione delle fatture elettroniche basato su sintassi, formati e canali trasmissivi definiti a livello comunitario.
A prima vista, utilizzando semplicemente il senso comune si potrebbe pensare che tutte le fatture tra soggetti con sede legale nei confini dell’Unione debbano uniformarsi alla normativa e agli standard europei. In realtà, il legislatore comunitario non si sostituisce a quello nazionale, e per questo – come si vedrà meglio nel paragrafo successivo – oggi la fatturazione elettronica UE è un concetto valido e diffuso unicamente per i rapporti tra aziende e soggetti pubblici all’interno dell’UE, mentre tutto il macrocosmo dei rapporti B2B è ancora vincolato alle singole definizioni degli Stati.
Per le imprese, la fattura elettronica UE è un tema complesso da affrontare. Al momento in cui si scrive, la standardizzazione italiana sia sul versante B2B che B2G non trova un analogo riscontro in molti altri Paesi, con la conseguenza – per le imprese italiane che commerciano con l’estero - di dover sottostare e uniformarsi a impianti normativi molto diversi tra di loro, che oltre ad evolvere di continuo, impongono formati, procedure e sistemi di reporting indipendenti.
Considerando che molte grandi aziende commerciano non solo con soggetti di un Paese ma di decine o centinaia di ordinamenti esteri, si può facilmente intuire non solo la complessità del fenomeno, ma anche quanto la multicanalità in ingresso e uscita si abbatta in modo deciso sui costi che l’azienda deve sopportare.
Come anticipato, ’esistenza di una standardizzazione europea, diretta conseguenza della Direttiva 55/14/EU, non risolve del tutto il problema, poiché si limita a obbligare le PA comunitarie ad accettare le e-invoice realizzate rispettando un formato e un modello semantico condiviso a livello europeo. Di fatto, dal 18 aprile 2020 (data di entrata in vigore della Direttiva) ad oggi, il macrocosmo della fatturazione tra soggetti privati (B2B) all’interno dell’UE non è stato coinvolto dalla normativa, e per questo la multicanalità, la complessità gestionale e i formati cartacei hanno continuato a prosperare.
Il tema della fatturazione elettronica UE, così come descritto nei paragrafi precedenti, è in forte evoluzione. Nell’ambito del progetto VAT in the Digital Age, lo scorso dicembre (2022) la Commissione Europea ha proposto una serie di misure finalizzate a modernizzare e uniformare il sistema IVA europeo al fine di contrastare il dilagante fenomeno dell’evasione. Secondo il VAT Gap Report del 2020, infatti, le frodi fiscali ammonterebbero a 93 miliardi di euro. L’introduzione di un obbligo di fatturazione elettronica a livello europeo (B2B) con contestuale sistema di reporting in tempo reale porterebbe, sempre secondo la Commissione, a un recupero di almeno 11 miliardi di euro l’anno, oltre a ridurre i costi amministrativi e di compliance di almeno 4,1 miliardi di euro. Di fatto, si tratterebbe di una situazione win-win, con benefici per tutti i soggetti del sistema.
Le direttrici lungo cui si muove l’Europa sono tre: l’introduzione, come anticipato, di un sistema di reporting realtime basato su un vincolo di fatturazione elettronica (B2B), nuove regole per gli operatori di piattaforme digitali e un sistema unico di registrazione IVA all’interno dell’Unione.
Per quanto concerne la fattura elettronica UE, la proposta standardizzazione e il contestuale obbligo di e-invoicing B2B comportano la necessità di uniformare gli impianti locali al formato europeo sia in termini di formati, che di sintassi e di canali trasmissivi. Nella pratica, ciò sarà tutt’altro che banale, poiché finora gli Stati si sono mossi in modo indipendente rispetto all’autorità continentale, ed è quindi del tutto normale che ci siano delle difformità tra i sistemi nazionali e quello europeo. A maggior ragione, ciò vale per quei Paesi, come l’Italia, in cui il sistema di fatturazione elettronica (e il contestuale obbligo) è in essere da diversi anni (1/1/2019 per il B2B).
Nonostante le complessità, i vantaggi dell’uniformazione sarebbero palesi sia a livello centrale che di singola azienda, laddove quest’ultima potrebbe contare su un notevole effetto di semplificazione (e modernizzazione) dei processi.
La situazione della fatturazione elettronica nei Paesi europei è molto frammentata. L’Italia, com’è noto, è stato un pioniere nel campo avendo generalizzato l’obbligo fin dal 2019 (e dal 2022 per quanto concerne i contribuenti forfettari). Ma altrove la situazione non è così netta: è il caso della Germania, che dà ai propri Lander una certa autonomia decisionale circa i formati di fattura accettati, incrementando di fatto il livello generale di complessità della fatturazione da e verso l’estero.
Nel frattempo, è recentemente entrata in vigore l’obbligatorietà di e-fattura B2B in Serbia e a breve arriverà in Polonia e in Spagna (1/1/2024), mentre in Francia l’iter è un po’ più elaborato e prevede 3 step in funzione del fatturato dell’impresa. L’iter sarà completo solo nel 2026 con l’ingresso delle piccole imprese.
In termini pratici, al posto dell’XML adottato dal sistema italiano, la fattura elettronica UE determinerebbe il passaggio ai formati UBL (Universal Business Language) o CII (Cross Industry Invoice) del formato europeo, peraltro già adottati per la fatturazione elettronica negli appalti pubblici (B2G) a partire da novembre 2022.
Tutto ciò consentirebbe di abilitare quel sistema di rendicontazione digitale in tempo reale che, oltre ad essere una delle principali innovazioni in quest’ambito, “fornirà agli Stati membri informazioni preziose per intensificare la lotta contro le frodi IVA” (UE). Per quando concerne, infine, un orizzonte temporale, la proposta prevede che i sistemi nazionali già basati sull’e-invoicing (come il nostro) abbiano tempo fino al 2028 per uniformare i propri sistemi, metodi e procedure ai dettami della fatturazione europea.
Abbiamo parlato molto di futuro, ma per concludere torniamo nel presente. Come detto, un vero e proprio obbligo di utilizzo del formato europeo non esiste. O meglio, non ancora e non in capo alle aziende, bensì alle PA comunitarie. Ma qualora si volesse (o si dovesse, a seconda dei casi) adottare il formato europeo, come fare? Come adeguarsi alla fatturazione elettronica europea?
L’adeguamento deve riguardare tutti gli elementi costitutivi della e-fattura, ovvero sintassi, formato e canale di trasmissione. Per i primi due, una soluzione di fatturazione elettronica abilitata al formato europeo è più che adeguata allo scopo, mentre per la trasmissione una soluzione ottimale è l’utilizzo del Network di Access Point Peppol, che permette - attraverso l’intervento di intermediari - di far transitare il documento dal mittente al destinatario in un contesto UE.
Digital Technologies è il partner ideale nel percorso verso la e-fattura internazionale. Grazie alle soluzioni di fatturazione europea, infatti, siamo in grado di sollevare il Cliente da tutta la complessità normativa e tecnica imposta dai vari Stati, e di gestire i processi in modalità end-to-end con una soluzione moderna e personalizzata. La nostra piattaforma, integrata con l’ERP del Cliente, funge da unico punto di raccolta di tutte le fatture da e verso l’estero, che vengono debitamente tradotte, verificate e gestite come definito dalla normativa locale e da quella estera, conservazione sostitutiva compresa.