Fattura elettronica UE: il sistema italiano è da rifare, cosa cambia con le nuove regole

La fattura elettronica UE è un tema d’attualità e interesse per qualsiasi impresa, poiché sulle relazioni commerciali con i partner esteri, pubblici e privati, molte fondano le proprie strategie di crescita. Inoltre, la digitalizzazione dei processi amministrativi funge sia da propulsore di efficienza che di ammodernamento dell’impresa, con conseguenze (molto) positive in termini di innovazione e agilità.
Fattura elettronica UE, un tema complesso
Per le imprese, la fattura elettronica UE è un tema complesso da affrontare. Al momento in cui si scrive, la standardizzazione italiana sia sul versante B2B che B2G non trova un analogo riscontro in molti altri Paesi, con la conseguenza – per le imprese italiane che commerciano con l’estero - di dover sottostare e uniformarsi a impianti normativi molto diversi tra di loro, che oltre ad evolvere di continuo, impongono formati, procedure e sistemi di reporting indipendenti.
Considerando che molte grandi aziende commerciano non solo con soggetti di un Paese ma di decine o centinaia di ordinamenti esteri, si può facilmente intuire non solo la complessità del fenomeno, ma anche quanto la multicanalità in ingresso e uscita si abbatta in modo deciso sui costi che l’azienda deve sopportare.
L’esistenza di una standardizzazione europea, diretta conseguenza della Direttiva 55/14/EU, non risolve del tutto il problema, poiché si limita a obbligare le PA comunitarie ad accettare le e-invoice realizzate rispettando un formato e un modello semantico condiviso a livello europeo. Di fatto, dal 18 aprile 2020 (data di entrata in vigore della Direttiva) ad oggi, il macrocosmo della fatturazione tra soggetti privati (B2B) all’interno dell’UE non è stato coinvolto dalla normativa, e per questo la multicanalità, la complessità gestionale e i formati cartacei hanno continuato a prosperare.
L’evoluzione della fattura elettronica UE: verso un modello B2B
Il tema della fatturazione elettronica UE, così come descritto nei paragrafi precedenti, è in forte evoluzione. Nell’ambito del progetto VAT in the Digital Age, lo scorso dicembre (2022) la Commissione Europea ha proposto una serie di misure finalizzate a modernizzare e uniformare il sistema IVA europeo al fine di contrastare il dilagante fenomeno dell’evasione. Secondo il VAT Gap Report del 2020, infatti, le frodi fiscali ammonterebbero a 93 miliardi di euro. L’introduzione di un obbligo di fatturazione elettronica a livello europeo (B2B) con contestuale sistema di reporting in tempo reale porterebbe, sempre secondo la Commissione, a un recupero di almeno 11 miliardi di euro l’anno, oltre a ridurre i costi amministrativi e di compliance di almeno 4,1 miliardi di euro. Di fatto, si tratterebbe di una situazione win-win, con benefici per tutti i soggetti del sistema.
Le direttrici lungo cui si muove l’Europa sono tre: l’introduzione, come anticipato, di un sistema di reporting realtime basato su un vincolo di fatturazione elettronica (B2B), nuove regole per gli operatori di piattaforme digitali e un sistema unico di registrazione IVA all’interno dell’Unione.
Per quanto concerne la fattura elettronica UE, la proposta standardizzazione e il contestuale obbligo di e-invoicing B2B comportano la necessità di uniformare gli impianti locali al formato europeo sia in termini di formati, che di sintassi e di canali trasmissivi. Nella pratica, ciò sarà tutt’altro che banale, poiché finora gli Stati si sono mossi in modo indipendente rispetto all’autorità continentale, ed è quindi del tutto normale che ci siano delle difformità tra i sistemi nazionali e quello europeo. A maggior ragione, ciò vale per quei Paesi, come l’Italia, in cui il sistema di fatturazione elettronica (e il contestuale obbligo) è in essere da diversi anni (1/1/2019 per il B2B).
Nonostante le complessità, i vantaggi dell’uniformazione sarebbero palesi sia a livello centrale che di singola azienda, laddove quest’ultima potrebbe contare su un notevole effetto di semplificazione (e modernizzazione) dei processi.
Fattura elettronica UE, cosa cambia per l’Italia
In termini pratici, al posto dell’XML adottato dal sistema italiano, la fattura elettronica UE determinerebbe il passaggio ai formati UBL (Universal Business Language) o CII (Cross Industry Invoice) del formato europeo, peraltro già adottati per la fatturazione elettronica negli appalti pubblici (B2G) a partire da novembre 2022.
Tutto ciò consentirebbe di abilitare quel sistema di rendicontazione digitale in tempo reale che, oltre ad essere una delle principali innovazioni in quest’ambito, “fornirà agli Stati membri informazioni preziose per intensificare la lotta contro le frodi IVA” (UE). Per quando concerne, infine, un orizzonte temporale, la proposta prevede che i sistemi nazionali già basati sull’e-invoicing (come il nostro) abbiano tempo fino al 2028 per uniformare i propri sistemi, metodi e procedure ai dettami della fatturazione europea.