Lo scorso anno non passerà agli annali unicamente per il covid, ma anche per la fortissima accelerazione che esso ha dato alla digitalizzazione delle imprese, al punto da averne rivisto il significato e l’approccio. Di trasformazione digitale si parlava ben prima della pandemia, ma a parte un diverso livello di adozione tra grandi imprese e PMI, molte aziende la confondevano con una ‘semplice’ introduzione di strumenti digitali a supporto del business o con la dematerializzazione documentale, che pur facendo parte del percorso non è che un primo rilevante tassello.
Gli analisti sono concordi sul fatto che la pandemia abbia fortemente accelerato i processi di digitalizzazione delle imprese: lo affermò in modo chiaro uno studio targato McKinsey della scorsa estate rilevando che l’85% delle imprese avesse accelerato la digitalizzazione nel segmento dell’employee collaboration, il 67% nel campo dell’automazione e dell’intelligenza artificiale, il 48% per quanto concerne i canali di contatto coi clienti. I motivi, peraltro, non sono difficili da comprendere:
Non è un caso che, tra le rilevazioni di McKinsey, il 67% delle imprese abbia accelerato la digitalizzazione negli ambiti dell’automazione e dell’AI. Tutto ciò dimostra chiaramente quanto le aziende si siano rese conto di dover fare un passo avanti e di abbracciare la “vera” digitalizzazione dei processi, che non è la scansione di un documento ma la revisione e la riprogettazione di un intero processo abilitato da dati, dai documenti e dalle piattaforme digitali. L’approccio non è più quello del digitale come strumento di supporto a un processo preesistente, bensì di completo ripensamento dello stesso, di revisione e, possibilmente, di automazione. La digitalizzazione dei flussi documentali e le firme elettroniche, per esempio, possono confluire in sistemi integrati che puntano sull’automazione dei task ripetitivi, eventualmente facendo perno sui benefici di una delle grandi tecnologie del momento: la Robotic Process Automation.
Così facendo, la digitalizzazione delle imprese ha assunto, per molte di loro, un significato più ampio e avvolgente rispetto a un tempo. L’obiettivo è diventato la vera trasformazione in una data-driven company, cioè in un’azienda che non si fa più supportare dal digitale ma lo valorizza, che genera valore dai dati. Ed è su questo punto che si innesta l’eccezionale accelerazione dell’Intelligenza Artificiale, la tecnologia esponenziale per eccellenza che sta pervadendo ogni ambito e divisione d’azienda, dal marketing al finance, dalle operations alla gestione delle supply chain più complesse e globali. Pur con ambiti applicativi così ampi e diversificati, l’obiettivo primario perseguito da molte aziendale mediante AI è il potenziamento del decision making e l’abilitazione di un approccio predittivo finalizzato a massimizzare l’efficienza dell’impresa e dei suoi processi, a prescindere dal luogo e della modalità di esecuzione. Inoltre, grazie alla valorizzazione dei dati le imprese riescono a raggiungere quel livello di agilità e flessibilità che è fondamentale per supportare ecosistemi e clienti sempre più connessi, imprevedibili ed esigenti.