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Verso un modello europeo di accreditamento dei service provider e-invoicing

Scritto da Digital Technologies | 3 novembre 2025

A cura di Enrico Liverani

Negli ultimi dieci anni la fatturazione elettronica ha vissuto un’evoluzione che definirei epocale. Nata come strumento di digitalizzazione amministrativa, è oggi diventata un pilastro delle politiche fiscali in tempo reale. Sempre più Paesi, in Europa e nel mondo, hanno adottato modelli di e-invoicing obbligatori, riconoscendo in questa tecnologia non solo un mezzo di semplificazione, ma anche un’infrastruttura strategica per la lotta all’evasione, la trasparenza e l’efficienza dei sistemi economici.

Questo salto di paradigma ha cambiato profondamente anche il ruolo dei service provider. Non possiamo più considerarli meri “trasportatori di file digitali”. Oggi sono attori centrali: custodi di dati fiscali sensibili, garanti della trasmissione corretta e tempestiva verso le autorità, abilitatori di servizi a valore aggiunto per le imprese. È una responsabilità, che richiede solidità, continuità operativa e standard elevati di sicurezza e compliance.
Ed è proprio da qui che nasce il tema dell’accreditamento dei provider e-invoicing: un tema che, a mio avviso, non è più rinviabile.

Due modelli emblematici: Francia e Italia

Per comprendere le possibili direzioni dei regimi di accreditamento, è sufficiente osservare due casi opposti: Francia e Italia.

La Francia ha scelto un sistema fortemente regolamentato. Le Plateformes Agreées devono ottenere un accreditamento ufficiale che garantisce standard stringenti in termini di sicurezza, compliance e responsabilità. Si tratta di un modello solido, ma allo stesso tempo oneroso e complesso per i provider, soprattutto per i player più piccoli.

L’Italia, invece, ha seguito un approccio opposto, molto più flessibile. I requisiti di accesso al mercato sono meno rigidi e ciò ha favorito la rapida diffusione di soluzioni e la nascita di un ecosistema competitivo e innovativo. Tuttavia, questa apertura ha sollevato più di un dubbio sulla solidità dei provider in situazioni di crisi o di pressione normativa.

Questi due esempi rappresentano bene i poli estremi dello spettro europeo: da un lato la regolamentazione forte a tutela della fiducia, dall’altro la libertà di mercato come leva per l’innovazione. Ma nessuno dei due modelli, preso singolarmente, risponde in pieno alle sfide future.

Perché l’accreditamento è cruciale

Oggi un provider e-invoicing non si limita a trasmettere documenti, ma assume responsabilità decisive:

  • garantire la gestione sicura dei dati fiscali;
  • assicurare una comunicazione tempestiva con le autorità;
  • mantenere la continuità operativa per le imprese clienti.

In quest’ottica, un regime di accreditamento non è semplicemente auspicabile: è necessario.
Solo un quadro chiaro e condiviso può:

  • tutelare le imprese, garantendo partner tecnologici affidabili;
  • rafforzare la fiducia delle autorità fiscali;
  • promuovere standard comuni di qualità e compliance.
Al contrario, senza regole precise, il rischio è che operatori poco strutturati entrino nel mercato, esponendo le aziende a interruzioni di servizio, errori di compliance o addirittura violazioni di dati sensibili.

Il pericolo della frammentazione normativa

C’è però un rischio concreto: che i singoli Stati membri introducano schemi nazionali di accreditamento non armonizzati. È già accaduto in Francia, dove i requisiti stringenti possono rappresentare una barriera all’ingresso per i provider stranieri.

Il position paper del GENA (Global Exchange Network Association) sottolinea come la frammentazione normativa possa diventare un ostacolo all’integrazione europea. Ogni Paese potrebbe imporre vincoli specifici – dalla presenza locale allo storage obbligatorio dei dati sul proprio territorio – costringendo i provider a duplicare investimenti e costi per operare cross-border.

Un tale scenario andrebbe in direzione opposta rispetto allo spirito della riforma ViDA (VAT in the Digital Age), che ha tra i suoi obiettivi principali proprio la costruzione di un mercato unico digitale, efficiente e interoperabile.

La vera sfida: un framework europeo

La grande sfida dei prossimi anni sarà dunque definire un framework europeo di accreditamento che sappia bilanciare tre esigenze fondamentali:

  • Tutela dei dati e della compliance: garantire sicurezza e affidabilità.
  • Armonizzazione: evitare regole frammentate che minano il mercato unico.
  • Competitività: preservare un sistema aperto, capace di stimolare innovazione e contenere i costi.

A mio avviso, la direzione più promettente è un modello certify once: un unico accreditamento, valido in tutta l’Unione Europea. In questo modo si ridurrebbero barriere e duplicazioni, rafforzando fiducia, interoperabilità e competitività.

Personalmente sono convinto che senza un quadro comune europeo rischiamo di perdere una straordinaria opportunità: trasformare la fatturazione elettronica non solo in uno strumento di compliance fiscale, ma in un vero motore di competitività globale per le imprese europee.

La fiducia, la sicurezza e la capacità di competere su scala internazionale passano anche da qui. L’Europa ha tutte le carte in regola per essere un leader mondiale nella digitalizzazione fiscale: ciò che serve è la volontà politica e la visione strategica per costruire un sistema unitario di accreditamento dei provider.

Perché il futuro dell’e-invoicing non riguarda solo le amministrazioni fiscali: riguarda il cuore stesso della competitività delle nostre imprese.

 

Enrico Liverani
Chief Consulting & Key Account Director of Digital Technologies – a Namirial company

Enrico Liverani è co-fondatore e Chief Consulting & Key Account Director di Digital Technologies. Laureato in International Management all’Università Bocconi, ha maturato una significativa esperienza in società di consulenza di primo piano, specializzandosi nella progettazione e implementazione di soluzioni globali di fatturazione elettronica. Riconosciuto come voce autorevole nel panorama dell’e-invoicing, è membro dell’Executive Committee di GENA e fondatore del suo Italian Local Chapter, dove contribuisce attivamente allo sviluppo del dialogo internazionale sulla digital compliance.