Come sfruttare la connessione tra iperautomazione e AI, a livello pratico? Quello dell’iperautomazione è infatti un argomento che, a causa del suo carattere fortemente innovativo, viene di solito esplorato dal punto di vista teorico e concettuale, lasciando ben poco spazio alle applicazioni pratiche. Soprattutto, raramente si spiega alle aziende cosa dovrebbero fare per intraprendere questo percorso nel modo corretto.
Diciamo subito che iperautomazione e AI non sono concetti lontani o rigidamente separati. L’hyperautomation, in quanto approccio rivolto all’automazione intelligente del maggior numero di processi aziendali, ha infatti nelle tecniche di AI uno dei propri elementi costitutivi.
A titolo di esempio, le aziende che vogliono adottare l’iperautomazione utilizzano il Machine Learning come supporto decisionale, o l’NLP (Natural Language Processing) per comprendere il significato di un testo, oppure ancora tecniche di Computer Vision per riconoscere e identificare gli oggetti. Sono tutte tecnologie che rientrano nella sfera dell’Intelligenza Artificiale, e che l’azienda può integrare insieme ad altre piattaforme (es, RPA, BPM, piattaforme low-code…) per sviluppare soluzioni ad hoc a supporto dell’automazione dei processi.
Tornando all’approccio pratico di cui sopra, l’azienda che decide di adottare l’iperautomazione si trova immediatamente di fronte ad alcune sfide, tra cui:
Adottare l’iperautomazione non è banale, poiché richiede almeno competenze tecniche e di processo, e dunque una forte collaborazione tra divisioni e professionalità diverse con il fine unico di contribuire all’efficienza e alla produttività aziendale.
Per quanto concerne il percorso da intraprendere per adottare l’iperautomazione e, contestualmente, per sfruttare al massimo le potenzialità di AI, l’azienda potrebbe procedere nel modo seguente:
A seconda dei casi, l’azienda può decidere di intraprendere il percorso congiunto di iperautomazione e AI basandosi sulle proprie risorse e competenze interne. Tuttavia, come in ogni progetto multidisciplinare e innovativo, l’ipotesi della consulenza esterna non è da sottovalutare.
In un partner dedicato, l’azienda può trovare non solo competenze tecniche esperte, ma anche conoscenza di processo, che è fondamentale per la riprogettazione (reengineering) dei flussi di lavoro dell’impresa, a prescindere dalla tecnologia in essere o di quella che si intende implementare.
Il partner, inoltre, monitora attentamente il mercato alla ricerca di un’innovazione tecnologica davvero utile per i suoi clienti, e può avere un ruolo non soltanto in chiave di massimizzazione di efficienza e produttività, ma anche di vantaggio competitivo. Senza contare che le aziende specializzate dispongono di tool, soluzioni e piattaforme proprietarie che si fanno carico di specifici processi (o segmenti di processo): in questo caso, la trasformazione è anche rapida e decisamente meno costosa rispetto all’approccio in-house.