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Collaborazione uomo macchina: i benefici per la produzione

Scritto da Digital Technologies | 5 novembre 2020

Da qualche anno, la collaborazione uomo macchina rappresenta uno dei trend più interessanti nel mondo della produzione. Le aspettative sono altissime: si stima infatti che l’investimento in sinergie uomo macchina possa addirittura aumentare i ricavi delle aziende fino al 38% entro il 2022 (fonte: Accenture), il che spiega l’estremo hype nei confronti del fenomeno.

Ad alimentare ulteriormente l’interesse ci ha poi pensato la pandemia: mentre i lockdown in varie aree del mondo hanno causato interruzioni più o meno gravi alle Supply Chain, le aziende sono state chiamate a progettare nuove metodologie di lavoro che – soprattutto nell’ambito dello shopfloor – garantiscano al tempo stesso sicurezza, produttività e anche social distancing.

Come detto, però, l’esigenza di una collaborazione uomo macchina nel contesto produttivo risale a ben prima dell’inizio del 2020: mercati sempre più dinamici e competitivi impongono da tempo ai produttori la gestione di lotti sempre più piccoli, ma anche di realizzare prodotti con tantissime varianti e una customizzazione pressoché totale, avvertibile soprattutto in certe industries come l’automotive.

Per adeguarsi alle dinamiche del mercato, l’industria deve rivedere le metodologie di produzione e anche gli strumenti, puntando fortemente sulla digitalizzazione: la lean production nasce in risposta a tali esigenze, così come la progressiva digitalizzazione delle fabbriche, l’introduzione di piattaforme di controllo e avanzamento come i MES, l’Intelligenza Artificiale e molto altro.

 

Collaborazione uomo macchina nelle fabbriche: l’era dei Cobot

È in questo contesto che prende corpo l’ipotesi di sviluppare e implementare una vera e propria sinergia tra uomo e macchina. A chi si domanda perché non limitarsi semplicemente ad automatizzare “tutto il possibile”, si può rispondere che l’automazione totale è estremamente costosa e si adatta solo a contesti molto ripetitivi, il che contrasta con le dinamiche della customizzazione totale appena espresse, che in condizioni normali condurrebbero a continui attrezzaggi e a un’impennata di costi. Perciò, nella maggior parte degli shopfloor le fasi del processo produttivo sono manuali o automatiche: c’è ancora una divisione netta tra i due comparti che, in questo modo, di fatto non collaborano.

Non dimentichiamo che a molti robot industriali non è consentito lavorare con persone nei paraggi poiché è loro compito eseguire operazioni pericolose oppure, cosa tutt’altro che inusuale, lavorare in contesti inospitali per gli esseri umani.

La collaborazione uomo macchina è finalizzata a sfruttare il meglio dei due mondi: la produttività inarrestabile delle macchine, la loro incredibile velocità, forza e precisione, unita al decision making umano, alla capacità di adattamento, di valutazione e, entro certi limiti, anche di improvvisazione che ancora ci separa dalle macchine, pur in piena era di Intelligenza Artificiale. Il risultato si riassume in una parola: agilità, che è precisamente ciò che i clienti e i consumatori chiedono all’industria.

Per questo motivo sono nati i Cobot (Collaborative Robots), robot pensati appositamente per lavorare insieme ad operatori in carne ed ossa e quindi dotati di tutte le tecnologie di sicurezza esistenti per permettere sinergia produttiva ma anche vicinanza fisica senza pericoli. All’interno di un unico processo, il robot e l’operatore svolgono operazioni diverse ma concatenate, sfruttando ognuno i propri punti di forza: la letteratura riporta risultati molto incoraggianti, come una riduzione dei lead time di quasi 2/3 rispetto all’approccio completamente manuale, oppure una riduzione dei tempi di inattività fino all’85% (fonte: MIT).

A questo aggiungiamo tutte le considerazioni circa la disruption portata dalla pandemia sulle Supply Chain: l’ipotesi che le aziende, per gestire al meglio questa situazione molto particolare, riducano ulteriormente la dimensione degli ordini aumentando il numero di fornitori (per ridurre il rischio) è fondata e questo, unito a considerazioni di social distancing, spinge ulteriormente verso le tecnologie che abilitano la collaborazione uomo macchina, che è e resta uno dei trend più promettenti di questo periodo così turbolento.